The cultural value of the study of Latin / Il valore culturale dello studio del latino
Friday, July 18, 2008
I just found an opinion column in an Italian newspaper about the cultural value of the study of Latin (Il valore culturale dello studio del latino). You can see the original here, or if you can't read / fumble your way about Italian, you can also see it automatically translated into English here.
Some interesting parts:
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Actually I'm just running out the door right now so I'll just copy and paste the last three automatically translated paragraphs, and fix up any weird-looking parts.
Il valore culturale dello studio del latino | The cultural value of the study of Latin |
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Un cittadino italiano avrà più fierezza ed orgoglio della propria identità se conosce il glorioso passato di Roma, o si è tuffato, per un periodo nella vita, nella vivacità dantesca, in quella rinascimentale, se ha condiviso il dramma patriottico delle guerre di indipendenza e così fino ai giorni nostri con gli altri momenti che hanno segnato la storia del nostro Paese. Ma imbrigliare il discorso soltanto su un piano di identità rischia di creare degli stereotipi - culturali e storiografici - che purtroppo in Italia già abbondano. Perciò, per realizzare una formazione utile, perché stimolante nel suo dinamismo, è necessario un diverso metodo di insegnamento del Latino che finora, forse a causa di programmi troppo rigidi, ha messo nel cassetto la creatività degli studenti e la capacità di collegamento tra le varie discipline. | An Italian citizen will have more pride and pride of identity if know the glorious past of Rome, or has been plunged for a period in life, into the liveliness in Dante, in the Renaissance, where he shared the drama patriotic wars of independence and so until today with the other moments that have marked the history of our country. But harnessing the speech only on a plan for identity threatens to create stereotypes - cultural and historiographic - which unfortunately in Italy already abound. Therefore, to achieve a useful training, so stimulating in its dynamism, you need a different method of teaching Latin that so far, perhaps because of too rigid programmes, has put in the drawer of creativity of students and the ability to link the various disciplines. |
Lo studio della lingua degli antichi romani, infatti, è stato ridotto per tradizione ad un'operazione di memorizzazione delle strutture grammaticali finalizzata alla traduzione, che è tanto più redditizia quanto è più meccanica. Tutto ciò non comporta ovviamente una crescita della conoscenza. Di semplici «versioni» non ce n'è certo bisogno: con il ritardo che i nostri giovani hanno per l'apprendimento delle lingue straniere, sarebbe ben più produttivo esercitarsi nel riportare brani dall'inglese o dal francese. L'errore di fondo, infatti, è stato concepire la lingua latina come un fine, non come uno strumento; che una parte considerevole del programma scolastico sia incentrato sull'analisi degli autori classici è pacifico e condivisibile. Ma che l'avvicinamento verso di essi si concretizzi quasi esclusivamente in uno studio mnemonico da ripetere a pappagallo all'interrogazione tradisce il difetto di uno studio fine a se stesso. | The study of the language of the ancient Romans, in fact, was reduced by tradition to a storage of grammatical structures aimed at translation, which is all the more profitable because it is more mechanical. All this of course does not involve a growth of knowledge. Of simple 'versions' there is certainly no need: with the slowness that our young people have for learning foreign languages, it would be much more productive drilling in reporting from English songs or French. The source of the error, in fact, was designing the Latin language as an end, not as an instrument; that a considerable part of the curriculum is focused on the classical authors is peaceful and acceptable. But that approach towards them materialises almost exclusively in a mnemonic study as a parrot repeating that betrays the lack of an end to study in itself. |
Piuttosto, la lingua latina deve essere una porta verso altri orizzonti; capire le sensibilità di allora, percepire i rapporti sociali, i vari modelli che nell'antica Roma e nell' Impero si confrontavano con le loro peculiarità, cogliere il fermento culturale di un popolo in piena evoluzione. E poi ancora, cogliere ciò che si nasconde dietro le opere d'arte di allora, dietro le incisioni scultoree, con le vicende personali degli artisti ed i condizionamenti che un'epoca così veloce esercitava in tutti gli ambiti della vita collettiva (anche sull'arte). Così, quella lingua che troppi danno per morta potrebbe essere davvero rianimata, trasformando l'operazione noiosa ed automatica di traduzione in un ragionamento continuo e consapevole, in un continuo arricchimento culturale. Così, le famigerate venti righe che i nostri studenti si ritrovano sconsolati a dover affrontare, vocabolario alla mano, in pomeriggi che non passano mai, sarebbero solo l'inizio di un viaggio verso un miglioramento di sé. Per cambiare davvero le cose, però, i primi a voler spiccare questo salto qualitativo devono essere gli insegnanti. | Rather, the Latin language should be a door to other horizons; understanding the sensitivity of that time, perceiving social relationships, the various models that in ancient Rome and the 'Empire was confronted with their peculiarities; grasping the cultural fermentation of a people in full evolution. And then again, to grasp what is behind the works of art at that time, behind the sculptural engravings, with the personal affairs of the artists and influences that an era so fast exercised in all areas of life (even on art). So, that language that too many deem to be dead to be truly reanimated, (there should be a) transforming the operation of tedious and automatic translation in a continuous and conscious reasoning, in a continuous cultural enrichment. Thus, the infamous twenty lines that our students find themselves disconsolate to face, vocabulary in hand, in that afternoon to pass ever, would be only the beginning of a journey towards an improvement of the self. To really change things, however, the first to want to make this qualitative leap must be the teachers. |
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